Korhogo, Costa D’Avorio (2011)

Cooperativa di pace – dalle donne nasce un futuro migliore. Progetto a favore delle donne – vittime della guerra appartenenti alla comunità di Korhogo (Costa d’Avorio)

Condizione delle donne vittime di guerra:
Il conflitto in Costa d’Avorio è scoppiato il 19 settembre del 2002 e ha lasciato un paese così frantumato, traumatizzato, devastato ed impoverito che non può dirsi al sicuro e in pace, soprattutto oggi che la situazione è tornata tesa e torna a spaventare la popolazione. Come molte altre guerre, anche in Costa d’Avorio non si è trattato e non si tratta di una guerra combattuta da due opposti eserciti. Sono guerre alla popolazione civile e in modo speciale alle donne. Oggi sono i civili a contare il maggior numero di vittime di guerra.

Purtroppo esiste anche una verità poco conosciuta: quando ogni conflitto cessa ufficialmente, la violenza contro le donne continua, e spesso addirittura peggiora. Quando gli uomini smettono di attaccarsi l’un l’altro, le donne continuano ad essere bersagli convenienti. In nell’Africa, come in numerosi altri luoghi dove lo stupro è stato usato quale arma da guerra, lo stupro è diventato un’abitudine trasportata tranquillamente nell’era “post conflitto”. Dove le normali strutture della legge e della giustizia sono state rese inabili dalla guerra, i soldati e i civili maschi possono predare su donne e bambini impunemente.

In un suo rapporto, Amnesty International, evidenzia che: “La portata degli stupri e delle violenze sessuali in Costa d’Avorio nel corso del conflitto armato è stata largamente sottostimata. Numerose donne hanno subito stupri di gruppo o sono state rapite e ridotte a schiave sessuali dai combattenti. Lo stupro si è accompagnato spesso a pestaggi e torture, incluse torture di natura sessuale, delle vittime. Tutte le fazioni armate hanno perpetrato e continuano a perpetrare violenza sessuale in impunità”.

Il rapporto di Amnesty freddamente dice: “La brutalità degli stupri frequentemente causa serie ferite fisiche che richiedono tempi lunghi e trattamenti complessi, incluso il prolasso uterino e fistole retto-vaginali, ingiurie che sono spesso accompagnate da emorragie interne oppure esterne e aborti.” Nota anche che le donne di solito “non hanno accesso alle cure mediche di cui hanno bisogno”. Alcune non riescono a star sedute, o a stare in piedi, o a camminare. Molte hanno contratto malattie a trasmissione sessuale, e l’Hiv. Nessuno è in grado di fare una stima su quante ne siano morte, e quante ne moriranno. E di molte non si sa ancora nulla: forse sono state trascinate oltre confine dalle milizie di delinquenti che tornavano a casa. Forse sono state uccise lungo il tragitto.

Il progetto “Cooperativa di pace – dalle donne nasce un futuro migliore”, mira a sviluppare in Korhogo, attività volte ad apportare benefici alle donne vittime di guerra che, dopo il conflitto, devono affrontare seri problemi legati sia alle cagionevoli condizioni di salute che alla difficoltà di mantenere da sole la famiglia dopo aver perso il proprio marito in guerra.

Beneficiari diretti: 10 donne, mamme, vedove, vittime della guerra ed in condizione di disaggio selezionate senza alcuna discriminazione di etnia o religione.

Beneficiari indiretti: Le famiglie dei beneficiari diretti del progetto; 174 mila persone, popolazione di Korhogo.

Obiettivo: Implementare nel contesto di riferimento un programma di lotta immediata all’emergenza alimentare e a creare le basi per una programmazione economica sostenibile e duratura, capace di produrre lavoro ed innescare meccanismi di sviluppo a partire dalle risorse umane inutilizzate.

In particolare:
Potenziamento e consolidamento delle capacità locali nella produzione agraria e zootecnica; migliorare le condizioni di vita delle 10 donne vittime di guerra residente nel distretto di Korhogo, per restituire loro un grado più elevato di dignità umana, aiutandole ad inserirsi nelle comunità di origine; promozione di attività generatrici di reddito e di forme cooperativistiche volte all’autosostentamento dei beneficiari e della comunità locale in genere; promuovere l’accettazione da parte della comunità, invertendo il diffuso processo di stigmatizzazione e discriminazione delle donne vittime della guerra

Finanziamento: € 4.400 (Caritas) + 10.000 (dal 5X1000 nel 2013)

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